Il lato occulto e oscuro dell’agricoltura intensiva. Parliamo di plastiche, parliamo dei teli neri che si poggiano sul suolo per occultare la luce che evita il proliferare di infestanti che si dovranno poi eliminare tipicamente con diserbanti chimici. I teli sono in plastica nera. Vanno sostituiti ogni anno. Ci sono poi le plastiche bianche usate per formare le serre o i tunnel a protezione delle orticole. Questi ci consentono di avere fragole in inverno e pomodori tutto l’anno. Si sostituiscono di solito ogni 3 anni. Spesso la plastica diventa un rifiuto scomodo. Queste plastiche non hanno nessun valore economico ne possono essere reintegrate secondo i moderni schemi di circular economy. L’agricoltore stesso non trova una soluzione nonostante gli stanziamenti europei per lo smaltimento delle plastiche. Così il problema viene per così dire risolto appiccando un incendio. Danni incalcolabili e permanenti all’ambiente. L’aria è irrespirabile e la dispersione del fumo col rilascio di particelle tossiche e persistenti intossicano tutto: suoli, vegetali, acque, aria, ambiente, uomo incluso. È un problema grave che riguarda tutti.
Da circa 2 anni, la Cina non accetta più il ruolo di discarica del pianeta e ha maturato che il beneficio economico che ne derivava non vale la candela. Le soluzioni ci sono e sono semplici, rapide e applicabili. Nessuno le vuole realmente vedere. Nelle grandi industrie non mancano i soldi e forse lo scoglio principale è la mentalità del singolo individuo. E fra capitalismo e menefreghismo, il pianeta e gli esseri umani insieme a lui non hanno scampo. Per le aziende e le industrie, i prodotti, i materiali utilizzati nelle lavorazioni che generano acque reflue di scarico tossiche, invece di essere riversate nei fiumi, dovrebbero rientrare nel proprio stabilimento per essere trattate con responsabilità per quanto ne concerne lo smaltimento, altrimenti si possono valutare soluzioni alternative già esistenti. Non è sufficiente fare pagare i rifiuti. Ci si deve preoccupare del totale smaltimento. Al pianeta non interessano i soldi. Nemmeno alle piante e agli essere viventi (uomo a parte).